7 luglio 2012

Mumbai, un assaggio


[Mentre stavo scrivendo questo post, il ragazzo indiano seduto accanto a me nell'internet point, che non puo' starsene buono nella sua postazione come faccio io, ma deve tenere una gamba nella sua postazione e una gamba nella mia, tocca inavvertitamente con il ginocchio il pulsante di on/off del mio pc, spegnendo il sistema. Non se ne accorge nemmeno. Lo guardo, serenamente, gli dico: lo vedi il tuo ginocchio? E' poggiato sul questo bottone. Lo vedi il mio monitor? E' tutto nero. Per favore, resta nella tua postazione e non toccare il mio pc. Riaccendo, rinizio da capo.]
  
Passare in 24 ore dalle spiagge della tailandia alle strade di Mumbai e' uno shock non da poco.
Se prorpio devo trovare un lato positivo, diciamo che se sul taxi che mi portava all'aeroporto di Bangkok mi veniva da piangere, almeno adesso sono felice al pensiero di un taxi che mi porti in aeroporto a Mumbai! :)
Gli amanti dell'India storceranno il naso, diranno che sono ingeneroso nei confronti di questo grande paese, che non ne capisco o apprezzo il fascino.
Sara'..
Mumbai, aeroporto, chiedi informazioni all'ufficio informazioni e non ti sanno dire praticamente nulla.
Prenoti un taxi a tariffa fissa per raggiungere Colaba, metti il naso fuori dall'aeroporto per raggiungere il parcheggio taxi, e gia' hai sette persone che ti circondano, da un inserviente dell'aeroporto ai tassisti fasulli, ai tassisti veri. Tutti che ti devono portare qua o la.
- State buoni! Ho il taxi a tariffa fissa gia' pagato! Non mi serve nulla!
Non gliene frega un cazzo, vengono comunque fino al mio taxi, devono parlare con l'autista per forza, devono aprire la portiera, vogliono sapere dove vado, in quale albergo alloggio, devono suggerire come mettere lo zaino nel bagagliaio.
Quando chiudo la portiera stanno ancora tutti la' attorno.
Uno viene al finestrino e vuole qualche soldo, forse crede di meritarli perche' ha fatto piu' confusione degli altri.
Lo guardo e nei miei occhi c'e' scritto: ti conosco da due minuti e gia' ti odio.
Lui mi guarda e nei suoi occhi c'e' scritto: che Shiva ti distrugga.
Quando, ancora nel fresco dell'aeroporto e soprattutto dopo un volo con temperatura interna dieci gradi, mi hanno chiesto: taxi con aria condizionata o senza? ho detto senza, ma non per i due euro di differenza.
Pensavo di attraversare Mumbai con il braccio al finerstrino, smettere di tremare, guardarmi attorno e arrivare a destinazione in tempi ragionevoli.
Dopo tre minuti ero gia' pentito. Ci troviamo imbottigliati nel traffico del venerdi, tra i soliti gas di scarico e inutili fastidiosissime strombazzate.
Perche suonate il clacson in continuazione, porca miseria? 
Siamo fermi o non siamo fermi, giri a destra o vai dritto, il clacson deve accompagnare ogni istante del tragitto, e perde qualsiasi utilita'.
Vedi una macchina alla tua destra? Suoni il clacson.
Vedi una macchina alla tua sinistra? Suoni il clacson.
Il semaforo e' diventato rosso? Suoni il clacson.
Il semaforo e' diventato verde? Suoni il clacson.
Ovviamente fa anche caldissimo, quindi sudo abbondantemente sui sedili di pelle nera.
Il passaggio aereofreddissimo-taxicaldissimo mi distrugge.
Dopo piu' di un'ora siamo ancora non ho idea dove.
Dopo quasi due ore arriviamo a destinazione.
Il tassista si ferma davanti ad un albergo e mi dice: questo e' il tuo albergo.
Veramente non ti ho mai detto il nome di nessun albergo, ma va bene qui, grazie.
Scusa, e' che parlo poco inglese.
E che c'entra?
Vabbe lasciamo stare.
Entro in un albergo che immagino sia un po' sopra il mio budget, ma provo. Sembra comunque meno costoso dei giganti che lo circondano.
90 euro a notte.
Eeeeeeeeeeh? E' troppo.
Potete indicarmi cortesemente un albergo piu' economico qui in zona?
Non ne conosciamo.
Nessuno? State qua fuori in quindici, tra portieri e camerieri e facchini, lavorate qui ma non sapete indicarmi un solo altro albergo dove posso provare a chiedere?
No.
Tu nemmeno?
No.
E tu?
No.
Vi odio. Vorrei fermarmi qui solo per chiedere una tazza di the in camera ogni mezz'ora, tra mezzanotte e le 4 del mattino.  
Faccio un altro giro, arrivo di fronte ad un palazzaccio mezzo in cemento mezzo in mattoni e con qualche parte in legno.
Dopo lunga contrattazione arriviamo ad cifra ragionevole. Per il quartiere, non per il livello delle camere.
Mi butto sul letto e bussano alla porta.
Che c'e'?
Signore, vuole una birra?
No, grazie, vado a fare una doccia.
Allora la porto dopo la doccia?
Cazzo cazzo cazzo. Ci risiamo.
Quale e' il problema, direte voi? Non apprezzo uno staff cosi gentile?
Il punto e' che in India non ti lasciano in pace fino a quando non riescono ad ottenere qualcosa.
Non credo sia una questione esclusivamente di soldi, e' proprio una questione di principio.
Alla fine la birra la prendo, senno' non riesco nemmeno a fare un riposino senza che qualcuno bussi alla mia porta.
Piu' tardi scendo giu', chiedo in reception dove posso comprare un dentifricio.
Il ragazzo mi indica la traversa, dice: gira a destra e trovi il medical shop.
Si volta e torna in albergo. 
Faccio due metri dall'ingresso dell'albergo, e si avvicina un ragazzo: hai bisogno del medical shop?
Ao', ma vi fate gli stracazzi vostri! Ma tu che vuoi mo'? Ma state sempre qua attorno ad ascoltare!
Gentile come sempre gli dico, no, grazie, non ho bisogno di nulla. E vado avanti.
No perche' se hai bisogno di medicine posso trovarti qualsiasi cosa, capito, qualsiasi?
Allora mi giro e gli faccio: uno spazzolino e il dentifricio, pensi di riuscirci?
Ok sorry, e se na.
Questa e' l'India, un continuo lottare, parlare, contrattare.
Anche questo e' parte di quel fascino che non sono in grado di apprezzare appieno!
Ma adesso e' tempo di andare a cena, tempo di curry, tempo di tornare in strada e fare un bagno di follia.
Ops, volevo dire un bagno di folla.

23 giugno 2012

Kathmandu-Bangkok


Per la prima volta nella mia vita sento il mio nome annunciato dagli altoparlanti in aeroporto:
passenger Daniele Vitale plese contact urgently desk n.2
Che avro' combinato? il mio volo parte tra mezz'ora, ho gia' fatto il check in,  gia' imbarcato il bagaglio
Vado al desk n.2
- Mr. Vitale, abbiamo una richiesta da farLe:
abbiamo una piccola emergenza e vorremmo sapere se e' disposto a cedere il Suo posto sul volo Jetstar Kathmandu-Delhi-Bangkok e partire con un volo diretto Thai Airways Kathmandu-Bangkok, con lo stesso orario di arrivo.
- mmm..
Penso a cose tipo LOST o final destination o alla teoria dei giochi.
Quale dei due voli e'destinato a precipitare? E cosa mi conviene fare? Cambiare o non cambiare? La busta o il vaso cinese?
- Le offriamo il pranzo presso il lounge restaurant per il disagio.
Questa e' prorpio una mossa alla Magalli.
- Posso sapere per quale motivo dovrei cambiare volo?
- Un passeggero deve partire immediatamente per Delhi.
- Voglio vedere il mio babaglio imbarcato sul volo Thai, ma va bene.
E cosi, dopo aver fatto colazione alle 7:00, mi trovo a mangiare dal bhat in aeroporto alle 11:00 e pranzare in aereo alle 14:00.
Atterrato a Bangkok incontro un koreano che avevo conosciuto durante il trekking in Nepal.
- Anche tu a Bangkok?
- Vivo a Bangkok da 9 anni, sto andando a casa, vuoi un passaggio?
Che bello, tutto fila liscio, arrivo in hotel in macchina, come sono gentili i koreani.
A Bangkok ci sono forse 25 gradi piu che in Nepal, dopo i quarti di finale e' il caso di andare al mare da qualche parte.

21 giugno 2012

Nepal

Cosa e' successo dopo Varanasi?
E' successo innanzi tutto che mentre eravamo su un treno notturno da Varanasi per Gorakhpur, il Pescara giocava e vinceva a Marassi contro la Sampdoria, tornando finalmente in serie A!
Lacrime di gioia (solo mie).
Arrivati all'alba a Gorakhpur abbiamo preso un pessimo ma economicissimo bus che ci ha lasciati a Sunauli, la frontiera tra India e Nepal.
Come sempre in India nulla e' normale, e la postazione della polizia di frontiera e' un baracchino di legno con due tizi senza uniforme seduti a chiacchierare, che sembrano piu venditori di limonata che ufficiali di dogana.
Ad ogni modo gentilmente ci timbrano il passaporto e ci informano che in Nepal c'e' uno sciopero generale e che non si va da nessuna parte.
Sara vero, non sara vero? E poi che vuol dire "sciopero" e "non si va da nessuna parte"?
Vuol dire che i nepalesi scioperano perche aspettano una nuova costituzione che rispetti i diritti delle minoranze e tante altre cose, e i maoisti al governo non fanno nulla da anni, quindi sciopero generale per due settimane!
Sciopero generale vuol dire che ogni autobus di linea e' fermo, e i taxi non possono circolare altrimenti i manifestanti li prendono a sassate!
Dopo varie consultazioni e nel caos piu totale, alle 18:00 sembra che un autobus stia partendo per Pokhara, cercando di vincere la resistenza "notturna" dei manifestanti.
Dani opta per il bus diretto a Pokhara, io invece cerco di raggiungere Lumbini, citta natale di Lord Buddha.
Qui iniziano due distinte odissee, ma in qualche modo, che sia viaggiando sul tetto del bus ed essere fermati dai manifestanti, o che sia restare a piedi nel mezzo del nulla e prendere un passaggio da due camionisti, arriviamo nelle rispettive destinazioni.
Dopo qualche giorno a Lumbini in attesa di notizie che non arrivano mai circa la fine dello sciopero, prendo anche io un bus notturno e raggiungo Dani a Pokhara.
Pokhara e' la seconda citta del Nepal, ma e' un posto piacevole dove spendere una settimana o un anno. Una cittadina sulle sponde del lago Phewa, circondata dalle montagne, ai piedi dell'Annapurna, piena di pub, bar e pizzerie e ovviamente agenzie di viaggio e trekking expedition.
Dopo un po di sano cazzeggio in una citta che sembra quasi europea a confronto con l'Incredible India, scegliamo due trekking attorno l'Annapurna. 
Dani, piu scalatore, parte per l'Annapurna base camp, da cui si gode una vista mozzafiato delle piu alte montagne della zona. 
Io, scalatore della domenica, seguo un percorso parallelo che mi portera di fronte l'Annapurna, vista meno spettacolare ma accoglienza nei villaggi incredibilmente calorosa.
Ci ri-incontriamo a Pokhara alla fine dei trekking, Dani parte per Kathmandu, io arrivero dopo tre giorni perche nel frattempo faccio una visita a Bandipur, piccolo gioiello di architettura Newari, un paesino rilassante e rilassato lungo la strada Pokhara-Kathmandu.
Kathmandu. 
Degna capitale di questo paese fantastico, e' un museo a cielo aperto, dove si mischiano religioni ed etnie, taxi e riscio, negozi... e negozi!
Un aspetto particolare della citta - che conta circa un milione di abitanti - e' che per via della scarsita di corrente elettrica, i vari quartieri ricevono l'elettricita a rotazione, un paio d'ore ciascuno!
Quindi da un momento all'altro i ventilatori si fermano, le luci si spengono.
E senza farsene un problema, in hotel ti dicono semplicemente "oggi l'elettricita manca dalle 16:00 alle 21:00", oppure "mi dispiace oggi niente partita".
Molti locali o ristoranti si adoperano con generatori (a benzina, da comprare sul mercato nero perche c'e' anche lo sciopero dei benzinai) e luci di emergenza, cosi da non dover interrompere il servizio.
La citta sembra vivere queste interruzioni di elettricita senza troppi problemi, e forse non c'e' da stupirsi, considerando che molte persone arrivano a Kathmandu da villaggi dove non c'e' ne' acqua ne' luce, e alle 7 di sera si va a letto e la doccia si fa nel lavatoio al centro del villaggio.
A Kathmandu, oltre la splendida Durban square, i templi, le stupa, i dintorni della citta (Bhaktapur e Changu Narayan), vediamo l'esordio della Nazionale contro la Spagna, e il giorno dopo Dani parte per Mumbai.
In un pomeriggio in cui non ho molto da fare, mi piazzo nel cortile di casa della Kumari, la dea bambina, deciso ad aspettare fino alla sua apparizione.
Mi dicono che solitamente alle 4 di pomeriggio la Kumari fa una piccola apparizione, quindi alle 3 e mezza sono seduto sotto il suo balcone, come Max Pezzali in Sei un mito.
Alle 4 arrivano alcuni altri turisti e qualche indiano, ma dal balcone ci avvisano che la bimba sta dormendo, e non si sa quando si sveglia!
Certo, e' una dea, ma e' pur sempre una bambina di otto anni!
I turisti vanno via, ma il cortile e' fresco ed io non ho impegni, quindi aspetto, mentre la gente fa dentro e fuori e scatta le foto al balcone.
Alle 17:15 una signora si affaccia, ricorda ai pochi presenti che e' severamente vietato scattare foto alla Kumari, e poi finalmente dalla finestra di legno intagliato compare  una bambina vestita di rosso acceso, con gli occhi dipinti di nero, uno sguardo serio e un po' altezzoso. 
Resta immobile e silenziosa, senza fare una smorfia ne muovere un muscolo ne rivolgere lo sguardo ai presenti.
Io resto immobile come lei, perche e' una esperienza emozionante vedere la dea bambina!
Dopo forse 15 secondi, si volta rapidamente e scompare nuovamente.
Sono soddisfatto di tanta attesa! Non dimentichero questo breve incontro!
La sera c'e' Italia-Croazia, sono convinto che la Kumari ci fara vincere la partita, e non lontano da casa c'e' un maxischermo in piazza (meglio dire "in strada").
Per 20 rupie (20 eurocent) prendo la mia sediolina di plastica e mi siedo in compagnia di qualche centinaio di nepalesi.
Timida reazione per il gol dell'Italia, boato per il gol della Croazia. 
Sto ancora cercando di capire cosa spinge i nepalesi a tifare Danimarca, Croazia, Ucraina...
Per sfuggire alle infinite tentazioni di Kathmandu, gigantesca citta-mercato, scelgo un altro trekking nei pressi del Langtang National Park, al confine tra Nepal e Tibet (e non chiamatelo "Cina" come fanno i cinesi).
Il trekking e' stato fantastico, e anche se spesso le nuvole coprivano le cime piu alte, non ci sono parole per descrivere l'atmosfera dei villaggi tamang.
Per colpa del calendario Carlsberg Euro 2012 con le date sbagliate, distribuito gratuitamente in tutti i bar del Nepal, commetto un errore e torno in citta il 19, convinto di vedere Italia-Irlanda.
Quando accendo la TV trovo gli highlights di Spagna-Croazia e penso: "vaff.. a sto caz.. di calendario Carlsberg!"
Ma per fortuna in pochi minuti scopro che la Spagna ha vinto e a seguire vedo i gol di Tonino e Supermario, e sono contento lo stesso!
A questo punto inizia la fase finale, che e' meglio seguire con la dovuta concentrazione e abbondanza di elettricita e locali.
E quindi domani volo di nuovo in Thailandia, piccolo fuori programma, fino ai primi di luglio, ad europeo concluso! :)

20 maggio 2012

India pics

Delhi 1
Delhi 2
Delhi 3
Jaisalmer 1
Jaisalmer 2
camel safari
Jodhpur 1
Jodhpur 2
Udaipur 1
Udaipur 2
Udaipur 3
Udaipur 4
Pushkar 1
Pushkar 2
Jaipur 1
Jaipur 2
Jaipur 3
Fatehpur Sikri
Taj Mahal 1
Taj Mahal 2
una mucca sacra
Khajuraho 1
Khajuraho 2
Varanasi 1
Varanasi 2
Varanasi 3

da Agra a Varanasi, passando per Khajuraho


Il prosieguo del viaggio in India non si e' rivelato molto differente rispetto all'inizio, in termini di poverta', sporcizia, confusione, ma anche di fascino, cultura, tradizioni.
La prima tappa e' stata Agra, da dove siamo andati a visitare Fatehpur Sikri, un'antica citta' moghul conservata in perfette condizioni. Tre ore a girare nel sudario dei nostri vestiti sotto i 45 gradi di temperatura di un cocente sole, tra le costruzioni rossastre di questa citta' fantasma, ancora circondata da alte mura ed edificata accanto ad una grande moschea dove il venerdi' i musulmani si riversano ancor oggi in preghiera. Poi al tramonto siamo andati a vedere il Taj Mahal, e qui, che dire, lo spettacolo e' davvero imponente. Questo immenso mausoleo di marmo fu il regalo di un imperatore moghul alla sua terza moglie, per avergli regalato una lunga prole (dopo che le prime due non gli avevano dato figli, la terza ne aveva messi alla luce ben quattordici!): ventidue anni di lavori, ventimila operai impiegati, a celebrazione di quello che puo' essere considerato un vero e proprio tempio dell'amore.
Da Agra siamo scesi verso sud fino a Khajuraho, piccola cittadina che vive del lavoro dei campi che proliferano tutto intorno, e del turismo attirato dagli antichi templi giainisti e induisti costruiti intorno al 1000 DC. Piu' conosciuti come i templi del kamasutra, per via delle centinaia di sculture erotiche che ne decorano le pareti, simulando scene di sesso in ogni posizione.
E da qui, dopo qualche ora su un bus locale (e non aggiungo altro), e il solito treno notturno (senza scarafaggi questa volta), siamo arrivati a Varanasi.
Senza dubbio la citta' piu' spirituale, emozionale, toccante, che abbiamo incontrato in India, importante meta di pellegrinaggio induista per via delle acque sacre del Gange che delineano il confine orientale della citta'.
Varanasi. La citta' sacra. La citta' dei morti.
Dove tutto ruota attorno al Gange.
Qui all'alba migliaia di pellegrini arrivati da tutta l'India vengono a bagnarsi nelle acque (putride ma) sacre di questo fiume. Ci si lavano, la bevono, si purificano per diverse ore prima di stendersi ad asciugarsi sui ghats, le rampe di scale di pietra che danno l'accesso al fiume.
Al tramonto invece si celebra la cerimonia sacra dell'aarti, in cui migliaia di persone si ammassano intorno al punto di preghiera, sugli scalini, arrampicati sui templi, o arrivando con piccole barchette, e cantano e battono le mani in segno di venerazione agli dei, mentre i santoni urlano le preghiere e bruciano incensi di ogni tipo. E tu ti senti trasportare con le loro voci e le loro musiche.
E sempre lungo il bordo del Gange, ventiquattro ore su ventiquattro, hanno luogo le cremazioni dei morti. Con lunghi e complessi rituali i corpi dei defunti vengono disposti sulle pire funerarie e cremati, prima che ne vengano rilasciate le ceneri nelle acque sacre del fiume. Ad eccezione di bambini, o delle donne morte incinta (perche' le anime non sono ancora pure), e dei santoni (le cui anime sono gia' pure): in questi casi i corpi vengono gettati in acqua ed affidati alle correnti del Gange.
La sofferenza dei volti, il trasporto delle persone, il loro approccio alla morte, fanno di questi rituali un qualcosa di unico. Magari di difficile comprensione per le nostre menti occidentali, ma che ti lasciano una sensazione di grande rispetto e quasi di ammirazione.
Insomma questa e' Varanasi, dove ovunque vi sono i babas in meditazione, si' quei santoni che vivono senza nulla, possedendo solo la tunica che indossano, campando delle offerte della gente e spesso non mangiando e non bevendo per giorni. Coloro che si sono liberati della materialita' del mondo ed hanno raggiunto il nirvana.
Varanasi. Una citta' che ti rimane dentro.

14 maggio 2012

Rajasthan


Le ultime due settimane sono state dedicate alla scoperta del Rajasthan, la terra dei maharaja, collocata nel nord-ovest dell’India, che come probabilmente tutto il resto del paese vive di eccessi e contraddizioni, incarnando l’odi et amo catulliano e lasciandoti sbigottito e confuso nel suo turbinio di suoni profumi e colori, incantato da una parte e contrariato dall’altra di fronte alle abitudini di una cultura che sembra appartenere ad un pianeta a se stante.
Il Rajasthan del cibo delizioso ed estremamente speziato e piccante, dove al pollo e al montone cucinati in tutte le salse, si affiancano ottimi piatti di formaggi (paneer), o di legumi verdure ed ortaggi (thali), sempre accompagnati da soffici pani (chapati e naan).
Il Rajasthan dei colori, che caratterizzano in un modo cosi’ unico e raro i palazzi delle citta’, che vengono sapientemente intrecciati nei lunghi sarees verdi rossi gialli e blu delle donne, o nei turbanti arancioni e bianchi degli uomini.
Il Rajasthan delle religioni, indu’ per lo piu’, ma con grandi comunita’ musulmane e rappresentanze minori buddiste, con i loro canti sacri che si alzano dai pinnacoli dei templi o dai minareti delle moschee a tutte le ore del giorno e della sera.
A tutto questo lato di fascino e magia si contrappongono pero’ tanti elementi che ti portano ad essere quantomeno scettico nei confronti di questa regione.
A partire dale condizioni igieniche praticamente inesistenti dei ristoranti (le cucine sono allucinanti, e scordatevi di avere un piatto o delle posate che siano lavate), o dei treni (efficienti e capillari in tutto il territorio, ma soprattutto nei lunghi viaggi in “cuccetta” preparatevi a combattere tutto il tempo per tenere lontani i centinaia di scarafaggi che infestano i vagoni).
Passando per il caos delle strade, dove su un letto di immondizia ed in mezzo ad animali di qualunque tipo, macchine e moto corrono all’impazzata con il dito sul clacson, in una guida a dir poco folle. Cioe’ tu stai camminando tranquillo e spensierato, e all’improvviso ti vedi una macchina che sta sorpasando un tuk tuk che sta sorpassando una moto che sta sorpassando un cammello che sta sorpassando una mucca, piombarti addosso. Si’ perche’ poi le citta’ sono letteralmente invase dalle mucche sacre, che si aggirano per le strade come ogni altro passante, nutrendosi di rifiuti e scatoloni di cartone e fogli di giornale, perche’ stranamente non cresce foraggio nei centri abitati.
Insomma questo e’ il Rajasthan, nel bene e nel male, dove in un tuk tuk da tre passeggeri ne salgono in trenta, su un autubus da cinquanta persone se salgono in duecento (compreso il tetto del mezzo), e su un vagono del treno di terza classe ci entra tutto il liceo Torquato Tasso di Roma. Dove devi sempre difenderti dall’assalto di bambini signori e vecchi che ti circondano per chiederti l’elemosina (e quanti sono, e quanto sono poveri), e stare attento a qualunque cosa ingerisci, spesso anche le bottiglie d’acqua vendute nei negozi che vengono puntualmente rimempite risigillate e rimesse in vendita con acqua di strada, causandoti dei davvero poco piacevoli mal di pancia.   
Tornando al viaggio, una volta scappati dall’enorme Delhi, dopo aver prenotato tramite un’agenzia di viaggio tutti gli alberghi al fine di trovare qualcuno con la scritta “danieli” ad aspettarci in stazione per sottrarci dal delirio di gente pronta ad assaltarci, abbiamo iniziato il nostro giro in treno.
Prima tappa: Jaisalmer, la citta’ gialla. Diciotto ore di treno per arrivare in questo forte ancora abitato da circa quattromila persone, eretto nel bel mezzo del deserto. E’ qui che abiamo conosciuto cool Raul, un ragazzo di ventidue anni che ci ha spiegato un po’ meglio i riflessi dell’induismo sulla societa’. Raul appartiene alla casta dei bramini e si sposera’ con una ragazza della stessa casta, anche se di questo non si deve preoccupare tanto l’anno prossimo i genitori decideranno per lui chi sara’ la fortunata. Raul non ha mai baciato una ragazza, in realta’ non ci ha mai neanche scambiato due parole, non ha mai avuto un’amica. Sarebbe una cosa troppo irrispettosa e sconveniente, quindi aspettera’ il giorno del suo matrimonio per rompere questo tabu’, parlare per la prima volta con una rappresentante del gentil sesso e conoscere cosi’ sua moglie. E questo significa induismo, ad eccezione delle grandi citta’ dove l’emancipazione ha avuto in parte il sopravvento sulla religione. Lascio a voi ogni opinione o gudizio.
A Jaisalmer abbiamo anche fatto un’escursione a cammello e trascorso una notte all’aperto sotto le stelle, in tutto molto simile a quella che avevamo fatto qualche anno fa in Marocco.
Seconda tappa: Jodhpur, la citta’ blu. Un’interessante visita audioguidata nello sbalorditivo forte che ospitava il palazzo del maharaja (qui fino a poco piu’ di un secolo fa ancora vigeva la pratica del sati, dove alla morte del re tutte le mogli si gettavano vive tra le fiamme della sua pira funeraria), e poi un lungo giro a piedi tra i bazar intorno alla torre dell’orologio, in quella che fin’ora e’ risultata la citta’ piu’ caotica che abbiamo visitato, dove la rete fognaria e’ a cielo aperto e vi lascio immaginare che buoni odori soprattutto alla sera quando si alza il vento.
Terza tappa: Udaipur, la citta’ bianca. Edificata intorno al lago Pichola, dominata dal piu’ grande palazzo reale di tutto il Rajasthan (dove nella meta’ non aperta al pubblico come museo, vive ancora lo sfortunato maharaja), di una bellezza avvolgente. Bei tramonti sulle tante terrazze panoramiche che offre la citta’, e un po’ di shopping nelle botteghe degli artigiani che hanno reso questa citta' famosa per la sua tecnica di pittura della seta.
Quarta tappa: Pushkar, la citta’ sacra. Dopo l’arrivo nella stazione di Ajmer (immaginatevi porta portese e la caritas di via Marsala inseriti al’interno della stazione ferroviaria di un piccolo paese italiano), ci siamo spostati con un tuk tuk nel piccolissimo centro abitato, quindicimila persone. Un centinaio di templi si innalzano attorno alle sacre acque del lago, e proprio con queste acque siamo stati iniziati anche noi ai rituali propiziatori induisti, con tanto di bindi sulla fronte. Vi e’ anche il templio di Brahma, unico in tutta l’India (non so cosa significhi, ma c’erano davero centinaia e centinaia di pellegrini in visita).
Quinta tappa: Jaipur, la citta’ rosa. Molto piu’ grande delle precedenti, con il gigante e labirintico forte di Amber, le mura rosa che delineano la citta’ vecchia, un altissimo minareto nel centro, un templio pieno di scimmie arroccato su una collina, e tante botteghe di lavorazione di pietre preziose e vestiti (ci siamo fatti anche fare la nostra prima camicia su misura).
E domani all’alba lasciamo il Rajasthan e muoviamo alla volta dell’Uttar Pradesh..a presto!! 

9 maggio 2012

Ben arrivata, Viola!

diamo il benvenuto ad una nuova giovane, giovanissima fan del blog!
Viola, di giorni uno!
Auguri Caterina e auguri Enzo!
gli zii Danieli

5 maggio 2012

Cambodia and Thailand pics



Phnom Phen
Sihanoukville

Bamboo Island

Angkor temples 1

Angkor temples 2

Angkor temples 3

Angkor temples 4

Angkor temples 5

Angkor temples 6


Bangkok

Bangkok - Grand Palace

Bangkok - Khao San Road

muay thai

Koh Tao 1

Koh Tao 2

Da Phnom Penh a Delhi, con una "pausa" in Thailandia

Ennesimo lungo viaggio in autobus, e da Phnom Penh arriviamo direttamente a Bangkok!
E' strano come sia diverso l'impatto di un secondo arrivo in Thailandia, a distanza di qualche anno.
Quando arrivammo a Bangkok la prima volta, credo tre anni fa, ci sembro' di essere arrivati nel cuore dell'Asia, e ogni cosa sembrava incredibile, dai monaci che camminano per la citta nelle loro tuniche arancioni, alle bancarelle di pad thai, ai tuc tuc, al caos di una metropoli che mescola tempi buddisti e grattacieli.
Ma questa volta, arrivati a Bangkok "via terra" dopo aver attraversato Vietnam e Cambogia, tutto sembra familiare e moderno, la metropolitana, gli albergi, le strade asfaltate, i taxi, le macchine, i negozi..
Sembra quasi di essere tornati in Europa! :)
Per qualche giorno ripercorriamo le tappe obbligatorie della citta, sempre affascinanti: il palazzo reale, i principali templi, chinatown, qualche buon ristorante.
Ma adesso e' ora di spostarci da Bangkok.
E questa volta niente foreste e zone di frontiera sperdute tra le montagne, si va al sud, nelle isole!
L'isola eletta e' Koh Tao, paradiso per gli amanti delle immersini e paradiso in generale.
Mentre Dani si dedica allo snorkeling, io decido di prendere parte ad un corso di immersioni.
I miei compagni di corso sono simpatici e l'istruttrice e' in gamba (niente commenti, e' sposata ed ha una bambina!) e cosi il corso si rivela davvero piacevole.
In 2 giorni faccio cinque immersioni, e scopro di amare il diving.
Le prime immersioni sono state fantastiche, vedere il pesciolino Nemo, il pesce palla, i barracuda (che, come sapete, al cartoccio sono squisiti), e un sacco di altra"roba" sottomarina mi ha lasciato davvero senza parole.
Adesso capisco perche chi inizia a fare imemrsioni non riesce piu a smettere!
E a me e' successo lo stesso!
Terminato il corso di primo livello ho deciso di prendere anche il brevetto "avanzato".
Il giorno della prima immersione in profondita', mentre siamo in spiaggia e prepariamo l'attrazzettatura per l'immersione pomeridiana, incontriamo molte persone di ritorno dall'immersione della mattina che dicono di aver visto lo squalo balena!
Poiche ci sono persone che pur vivendo sull'isola e facendo immersioni praticamente ogni giorno non l'hanno mai visto, io non ci spero piu di tanto.
In piu, se loro l'hanno visto di mattina, noi non lo vedremo di pomeriggio, penso.
Penso "dovevamo uscire di mattina anche noi".
Ma non fa nulla, lo scopo dell'immersione e' scendere a 30metri di profondita ed io sono cosi contento delle immersioni in generale che sono comunque di ottimo umore.
Arriviamo in mare, nel luogo dove era stato avvistato lo squalo di mattina, e ci tuffiamo.
B., la mia istruttrice, mi precede e guida la discesa, io la seguo a qualche metro di distanza e lei di tanto in tanto si gira verso di me per vedere se ci sono :)
Ad un certo punto si gira come sempre, ma indica piu volte alle mie spalle e mi fa un gesto battendo la mano sulla fronte, gesto che in Italia potrebbe sembrare "tu sei scemo" o "tu sei matto" ma che in immersioni sta per "squalo!"
Mi giro, e qualche metro sopra la mia testa passa una grande sagoma scura nel riflesso del sole in superficie.
Resto immobile, come se avessi visto un unicorno o qualche animale mitologico!
La sagoma mi supera e si allontana, e a me viene naturale cercare si seguirla, ma si dirige in direzione opposta rispetto a me e a B., quindi abbandono.
Mi volto di nuovo verso B., che e' un po piu in profondita.
Mi fa cenno "ok? contento?", io rispondo "ok, contento" e lei mi fa cenno "continuiamo la discesa".
Ma in quel momento lo squalo torna di nuovo, e questa volta non e' sopra di me, ma e' proprio di fronte a me, a 15 o 20 metri di distanza!
Lo vedo avvicinarsi, metro dopo metro, fino a quando non me lo trovo letteralmente di fronte, e posso vedere la bocca stretta e lunga e gli occhi piccoli, e tutti i pesci e pescetti che gli nuotano attorno.
Lo squalo e' cosi vicino che mentre lo osservo inebetito a un certo punto penso "mi verra' a sbattere in testa", e per un attimo penso di "spostarmi" e lasciarlo passare.
Ma non ce n'e' bisogno, i pesci non sbattono gli uni contro gli altri, quindi lo squalo mi passa accanto, con le pinne che mi sfiorano la maschera ed io posso vedere tutte quelle macchioline sulla pelle da pochi cm di distanza!
Non ero semplicemnete contento, ero qualcosa di piu!
Continuiamo la discesa, arriviamo a 30m, facciamo un giro tra le rocce e pescetti colorati, nuotiamo in mezzo a un branco di barracuda e non ci pensi nemmeno dopo aver visto lo squalo, vedi il pesce palla e non ti emoziona piu nulla :)
Ma e' tutto molto bello.
Torniamo in superficie, vediamo di nuovo lo squalo in lontananza, ma non possiamo andargli dietro tutto il giorno, abbiamo anche limiti di ossigeno! :)
Torniamo in barca, tutti sono felici ed eccitati e sorridenti, mentre smontiamo l'attrezzatuta si parla e si commenta.
Ma ecco che qualcuno grida: e' qui! e' qui! e' a prua!
Lo squalo e' venuto a trovarci in superficie, e tutti si tuffano per un'ultima nuotata!
B. e' gia di nuovo in acqua, non ci penso un attimo e salto giu anche io!
Peccato che mi sia tuffato con la cintura dei pesi!!! :)
Quindi mentre tutti nuotano verso lo squalo io devo tornare verso la barca per lasciare i pesi!
Lascio i pesi a poppa e nuoto di nuovo verso prua, ma non ce n'e' bisogno.
Lo squalo nel frattempo si e' girato e ce l'ho accanto! Adesso io e lo squalo siamo a poppa, e tutti nuotano verso di noi! :)
Non ho le pinne, solo la maschera e nemmeno il boccaglio, e lo squalo e' accanto a me, a nemmeno un metro!
Potrei toccargli la pelle ma non lo faccio, posso nuotare senza bombole, senza nulla, "a mani e piedi nudi" insieme allo squalo balena!
Non so cosa dirvi di piu di questa giornata!
Vi lascio il link di uno dei tanti video che potete trovare su youtube, ma questo assomiglia molto alla nostra immersione, quindi potete farvi un'idea!
http://www.youtube.com/watch?v=dUMUSFLyZpU
Con l'immagine dello squalo balena stampata per sempre nella memoria, lasciamo Koh Tao e torniamo a Bangkok, dove ci attende un volo su Delhi.
Mentre penso all'India, da un lato, e alle isole e alle immersioni, dall'altro, mi dico "NON CI VOGLIO ANDARE IN INDIA!!!"
Ma e' sufficiente uscire dall'aeroporto di Delhi per capire che anche qui le emozioni non mancheranno!
Forse anche piu forti dello squalo balena! :)

17 aprile 2012

da Phnom Penh a Siem Reap, passando per Sihanoukville

Dopo aver lasciato il Mekong, con i suoi mercati galleggianti e i suoi ratti cucinati in salsa di cocco o ripieni di peperoncino, le ultime due settimane le abbiamo dedicate alla poverissima Cambogia.
L’altro lato del comunismo, quello di Pol Pot e dei Khmer Rossi, e dei tre milioni di civili massacrati durante quei quattro anni di follia
Dove le strade sono piene di persone mutilate, ancora oggi, dalle mine antiuomo sparse per tutto il paese.
E di bambini che chiedono l’elemosina dicendo che vogliono mangiare, o andare a scuola. E quando una sera abbiamo dato due dollari a una bambina di non piu’ di sette anni, che parlava inglese meglio dei Danieli e conosceva i numeri da uno a dieci in praticamente tutte le lingue europee, beh, ci e’ andata davvero subito dopo a comprare un piatto di riso fritto per lei e uno per la sorellina, e se li sono divorati in un secondo...
Abbiamo iniziato dalla capitale, Phnom Penh, con le sue pagode e i suoi grandi mercati, tornando a girare sui tuc tuc che avevamo scoperto qualche anno prima in Thailandia.
Poi ci siamo spostati al mare, nelle festose atmosfere serali di Sihanoukville, dove per pochi dollari ti servivano grigliate di pesce sulla spiaggia unite a gelate Angkor alla spina. E gia’ si iniziava a ragionare.
Ma quando ci siamo trasferiti ad oziare sulla piccola isoletta di Bamboo Island (o Koh Russei, che dir si voglia), dove per cinque giorni abbiamo alternato un dolce far niente a un dolce far niente, possiamo ammettere che eravamo abbastanza vicini all’idea di paradiso.
Sveglia in tarda mattinata e colazione in spiaggia, ad osservare le barche che scaricavano i turisti per poi riportarseli dopo un paio d’ore sulla terra ferma. Barracuda al cartoccio per pranzo, e nel pomeriggio ripetuti bagnetti in un mare quasi polinesiano alternati a lunghe letture sdraiati sull’amaca davanti al bungalow, prima della rilassante passeggiata attraverso l’ombra della jungla per raggiungere l’altra estremita’ dell’isola. Cena rigorosamente a base di amok piccantissimo ed affogato di cipolle, un paio di cuba libre e tutti a nanna.
Niente male davvero.
Quando abbiamo lasciato Bamboo Island e Sihanoukville per spostarci al nord e piu’ precisamente a Siem Reap, il mellifluo formicolio di chi ha raggiunto la pace dei sensi e’stato interrotto da un lungo snervante e massacrante viaggio in bus di quattordici ore. Tutto di giorno e sotto il sole cocente, chiaramente senza aria condizionata. Lungo uno strada per brevi tratti asfaltata, in mezzo a polverose distese di terra rossa, e palme da cocco, e baracche di legno. Il tutto proprio il giorno del capodanno buddista cambogiano.
La citta’, Siem Reap, e’ turistica e sviluppata. C’e’ pub street con i suoi bar che mettono musica fino a tarda notte, tanti ristoranti sofisticati per tutti i gusti e un’agenzia di viaggi dopo l’altra.
E tantissimi carretti fermi nelle strade che espongono decine di bottiglie di Gordon’s. Cazzo ci danno davvero dentro col gin questi cambogiani. Ah no, sono benzinai, le bottiglie sono piene di senza piombo!
Da tre giorni stiamo girando come cammelli disidratati sotto un sole africano per gli splendidi templi di Angkor Wat. Bellissimi, davvero. Molto piu’ anche di quelli maya che avevamo visitato in Messico. Ma quanta sofferenza!
E domani prendiamo il nostro solito comodo bus diurno in direzione Bangkok, confidando che in Thailandia ci sia un concetto piu’ diffuso dell’asfalto ;)