[Mentre stavo scrivendo questo post, il ragazzo indiano seduto accanto a me nell'internet point, che non puo' starsene buono nella sua postazione come faccio io, ma deve tenere una gamba nella sua postazione e una gamba nella mia, tocca inavvertitamente con il ginocchio il pulsante di on/off del mio pc, spegnendo il sistema. Non se ne accorge nemmeno. Lo guardo, serenamente, gli dico: lo vedi il tuo ginocchio? E' poggiato sul questo bottone. Lo vedi il mio monitor? E' tutto nero. Per favore, resta nella tua postazione e non toccare il mio pc. Riaccendo, rinizio da capo.]
Se prorpio devo trovare un lato positivo, diciamo che se sul taxi che mi portava all'aeroporto di Bangkok mi veniva da piangere, almeno adesso sono felice al pensiero di un taxi che mi porti in aeroporto a Mumbai! :)
Gli amanti dell'India storceranno il naso, diranno che sono ingeneroso nei confronti di questo grande paese, che non ne capisco o apprezzo il fascino.
Sara'..
Mumbai, aeroporto, chiedi informazioni all'ufficio informazioni e non ti sanno dire praticamente nulla.
Prenoti un taxi a tariffa fissa per raggiungere Colaba, metti il naso fuori dall'aeroporto per raggiungere il parcheggio taxi, e gia' hai sette persone che ti circondano, da un inserviente dell'aeroporto ai tassisti fasulli, ai tassisti veri. Tutti che ti devono portare qua o la.
- State buoni! Ho il taxi a tariffa fissa gia' pagato! Non mi serve nulla!
Non gliene frega un cazzo, vengono comunque fino al mio taxi, devono parlare con l'autista per forza, devono aprire la portiera, vogliono sapere dove vado, in quale albergo alloggio, devono suggerire come mettere lo zaino nel bagagliaio.
Quando chiudo la portiera stanno ancora tutti la' attorno.
Uno viene al finestrino e vuole qualche soldo, forse crede di meritarli perche' ha fatto piu' confusione degli altri.
Lo guardo e nei miei occhi c'e' scritto: ti conosco da due minuti e gia' ti odio.
Lui mi guarda e nei suoi occhi c'e' scritto: che Shiva ti distrugga.
Quando, ancora nel fresco dell'aeroporto e soprattutto dopo un volo con temperatura interna dieci gradi, mi hanno chiesto: taxi con aria condizionata o senza? ho detto senza, ma non per i due euro di differenza.
Pensavo di attraversare Mumbai con il braccio al finerstrino, smettere di tremare, guardarmi attorno e arrivare a destinazione in tempi ragionevoli.
Dopo tre minuti ero gia' pentito. Ci troviamo imbottigliati nel traffico del venerdi, tra i soliti gas di scarico e inutili fastidiosissime strombazzate.
Perche suonate il clacson in continuazione, porca miseria?
Siamo fermi o non siamo fermi, giri a destra o vai dritto, il clacson deve accompagnare ogni istante del tragitto, e perde qualsiasi utilita'.
Vedi una macchina alla tua destra? Suoni il clacson.
Vedi una macchina alla tua sinistra? Suoni il clacson.
Il semaforo e' diventato rosso? Suoni il clacson.
Il semaforo e' diventato verde? Suoni il clacson.
Ovviamente fa anche caldissimo, quindi sudo abbondantemente sui sedili di pelle nera.
Il passaggio aereofreddissimo-taxicaldissimo mi distrugge.
Dopo piu' di un'ora siamo ancora non ho idea dove.
Dopo quasi due ore arriviamo a destinazione.
Il tassista si ferma davanti ad un albergo e mi dice: questo e' il tuo albergo.
Veramente non ti ho mai detto il nome di nessun albergo, ma va bene qui, grazie.
Scusa, e' che parlo poco inglese.
E che c'entra?
Vabbe lasciamo stare.
Entro in un albergo che immagino sia un po' sopra il mio budget, ma provo. Sembra comunque meno costoso dei giganti che lo circondano.
90 euro a notte.
Eeeeeeeeeeh? E' troppo.
Potete indicarmi cortesemente un albergo piu' economico qui in zona?
Non ne conosciamo.
Nessuno? State qua fuori in quindici, tra portieri e camerieri e facchini, lavorate qui ma non sapete indicarmi un solo altro albergo dove posso provare a chiedere?
No.
Tu nemmeno?
No.
E tu?
No.
Vi odio. Vorrei fermarmi qui solo per chiedere una tazza di the in camera ogni mezz'ora, tra mezzanotte e le 4 del mattino.
Faccio un altro giro, arrivo di fronte ad un palazzaccio mezzo in cemento mezzo in mattoni e con qualche parte in legno.
Dopo lunga contrattazione arriviamo ad cifra ragionevole. Per il quartiere, non per il livello delle camere.
Mi butto sul letto e bussano alla porta.
Che c'e'?
Signore, vuole una birra?
No, grazie, vado a fare una doccia.
Allora la porto dopo la doccia?
Cazzo cazzo cazzo. Ci risiamo.
Quale e' il problema, direte voi? Non apprezzo uno staff cosi gentile?
Il punto e' che in India non ti lasciano in pace fino a quando non riescono ad ottenere qualcosa.
Non credo sia una questione esclusivamente di soldi, e' proprio una questione di principio.
Alla fine la birra la prendo, senno' non riesco nemmeno a fare un riposino senza che qualcuno bussi alla mia porta.
Piu' tardi scendo giu', chiedo in reception dove posso comprare un dentifricio.
Il ragazzo mi indica la traversa, dice: gira a destra e trovi il medical shop.
Si volta e torna in albergo.
Faccio due metri dall'ingresso dell'albergo, e si avvicina un ragazzo: hai bisogno del medical shop?
Ao', ma vi fate gli stracazzi vostri! Ma tu che vuoi mo'? Ma state sempre qua attorno ad ascoltare!
Gentile come sempre gli dico, no, grazie, non ho bisogno di nulla. E vado avanti.
No perche' se hai bisogno di medicine posso trovarti qualsiasi cosa, capito, qualsiasi?
Allora mi giro e gli faccio: uno spazzolino e il dentifricio, pensi di riuscirci?
Ok sorry, e se na.
Questa e' l'India, un continuo lottare, parlare, contrattare.
Anche questo e' parte di quel fascino che non sono in grado di apprezzare appieno!
Ma adesso e' tempo di andare a cena, tempo di curry, tempo di tornare in strada e fare un bagno di follia.
Ops, volevo dire un bagno di folla.