26 ottobre 2011

tutto il resto e' noia

da Sucre a La Paz, parte seconda, passando per Santa Cruz. E qui ci fermiamo

Cosa e' successo dopo il furto, avvenuto ormai da una settimana?
Non molto, purtroppo
Per ingannare il tempo ci siamo spostati su Santa Cruz, citta' popolosa e moderna.
Abbiamo preso un gran bel hostal con piscina e splendide camere con tv via cavo e acqua calda.
Che per una volta non serviva, visto che la temperetarura oscilla tra i 30 e i 40 gradi! E' estate piena!
Onestamente non c'e' molto da vedere a Santa Cruz, ma se vuoi farti un campari orange all'irish pub ("el iris", come lo chiamano loro), puoi farlo.
Le discoteche abbondano e gli internet point scarseggiano, il che vi da un'idea di quanto sia progredita la citta.
In piu Santa Cruz e' una citta di scacchisti. Nella piazza principale ci sono decine di scacchiere e moltissimi giocatori e osservatori, quindi Daniele ha potuto umiliare qualche boliviano. Pochi, a quanto pare.
Siamo tornati da Sucre a La Paz, solo per poter dire:
-Primera vez en La Paz?
-No, ya es la secunda.
E per andare all'ambasciata italiana, ovviamente!
Come temevo, la "pratica" si e' arenata presso le nostre Questure, ma sembra che siamo vicini ad una soluzione.
Ne ho abbastanza di questa condizione di clandestinita', e iniziamo ad averne abbastanza della Bolivia e dei boliviani!
Domani torno per la terza volta in tre giorni presso la nostra ambasciata. Ormai non mi serve nemmeno piu il taxi, prendo il micro da Plaza Eguino e scendo a Obrajes, calle 5.
Stiamo a vedere!

19 ottobre 2011

CERTIFICADO DE DENUNCIA DE EXTRAVIO O ROBO


Breve detalle del hecho:
En fecha 17 de octubre de 2011 a horas 19:25 se hizo presente en dependencias de la FELC-C el sr. Daniele Vitale a objeto de formular su denuncia por hurto de una mochila de color negro que contenia en su interior una camara fotografica marca Pentax, color negro, mas su estuche, 1 celular marca nokia, 1 ipod color azul, su pasaporte, carnet de vacunas, su billetera que contenia 100 euros, 40 dolares americanos, lentes, tarjeta de credito del banco unicredit, documentos personales, tarjeta de identitad, prendas de vestir.

Eravamo a Sucre, prendiamo un bus per Potosi per poi prenderne un altro per Uyuni.
A mezz'ora dalla partenza dalla stazione di Sucre vado per prendere lo zaino dalla cappelliera sopra la mia testa, ma...
Cerco lo zaino, magari l'hanno spostato, ma era chiaro da subito che l'avevano spostato molto lontano!
Chiediamo alle persone sull'autobus se qualcuno ha visto lo zaino, ovviamente nessuno, chiedo all'autista di fermarsi, qualche passeggero propone di scendere tutti e revisar todos.
Nulla.
Praticamente tutto cio che avevo di importante, scomparso.
Ma, soprattutto, tre mesi di fotografie.
Deserti, tramonti, isole.
Foto scattate a volte di nascosto, nei mercati, nelle periferie, nei villaggi piu lontani.
Feste, escursioni, amici.
Un filmino delle formiche tagliafoglie nella jungla ecuadoriana, un'altro della discesa a carponi nei tunnel bui delle miniere di Potosi.
Cazzo! Cazzo! Cazzo! (ops!)
Appurato che lo zaino mi e' stato rubato da un falso controllore (!) che dentro il bus chiedeva biglietti e dentro il bus sistemava i bagagli , ma che l'autista nega di conoscere e che ovviamente e' scomparso prima della partenza, non ci resta altro che scendere, raggiungere un vicino posto di blocco in mezzo al nulla dove la polizia ferma ogni veicolo per controllare la presenza a bordo della cassetta di primo soccorso (e guai se hai finito l'acqua ossigenata o se non hai le bende!), e approfittare della polizia per "costringere" un passante a darci uno strappo alla stazione di Sucre.
Non c'e' la minima speranza di trovare il finto controllore, ma la voglia di uccidere qualcuno, anche il venditore di noccioline, quella si.
Dalla stazione dei bus alla stazione di polizia (il FELC-C).
Rilascio la mia denuncia, che il poliziotto (gentile) scrive su un registro che sembra un registro di scuola, nonostante ci sia un pc.
Da questo gia' capisco che l'informatica non e' dalla mia parte nella ricerca del mio zaino.
Facciamo notare al poliziotto che l'indomani saremo andati in stazione per cercare questo uomo di merda (ops!), ma lo diciamo piu perche speravamo che lo dicesse lui!
Invece fa:
- Si! Buona idea! pero cambiati i vestiti altrimenti ti riconosce!
Ma vaff...
Dopo la polizia, l'internet point.
Chiama l'Unicredit, servizio blocco carte, carta bloccata, grazie.
- Scusi e per il generatore di password? (perso anche quello)
- Deve chiedere alla sua agenzia e farsene inviare uno nuovo.
Si, certo. A Sucre.
Quantomeno scopriamo che a Sucre c'e' il consolato italiano. Aperto due giorni a settimana.
Fortuna (!), l'indomani e' aperto.
Vabbe'.
Torniamo nell'hostal dove da poco avevamo fatto il checkout, ma, sai come e', Sucre ci e' piaciuta tanto che abbiamo deciso di fermarci qualche notte in piu.
Avrei bruciato l'hostal e il suo gentile receptionist.
Guardo la sedia di legno, sembra solida. E penso che e' stupido farsi anche male colpendo la sedia.
Pero' a qualcosa serve.
Andiamo a cena, per festeggiare prendiamo una bottiglia di vino tinto boliviano, pero' gran reserva.
Finisce che tra aperitivo, cena e dopo cena abbiamo bevuto abbastanza, e domattina ci aspetta il console!
Chiedo l'ultimo drink, e scopro casualmente che il console italiano a Sucre, e' in Italia.
Mentre io, con una fotocopia plastificata del mio passaporto come unico documento di riconoscimento, sono a Sucre!
In Bolivia!
Con tanti cazzo (ops!) di Stati in sudamerica, proprio in Bolivia dovevo rimanere senza documenti!
Li perdi a Buenos Aires, vale, impari a ballare tango.
Li perdi in Ecuador, ti dai al surf.
Li perdi in Peru, fai sandboard.
Maccheccazzo (ops!) facciamo in Bolivia? L'unico Stato sudamericano che non ha accesso al mare!
uff...
Andiamo a letto, che e' meglio.
Ci svegliamo con due grandi appuntamenti: la polizia, per ritirare copia della denuncia, e il consolato.
Andiamo in polizia, pago 10 bolivianos (circa 1euro) per avere una copia della denuncia.
E quando me la consegnano mi spiegano che devo riportare alla stazione di polizia una fotocopia della mia copia!
Quindi esco, fotocopio la copia, consegno la fotocopia, e andiamo al consolato.
La moglie del console ci riceve e ci accoglie con estrema gentilezza, fa immediatamente una serie di chiamate all'ambasciata di La Paz, e a quanto pare l'ambasciata di La Paz, sentite le Questure di Roma e Pescara (!), puo rilasciare un nuovo passaporto!
Ringraziamo, e pianifichiamo il da farsi.
Di sicuro dobbiamo tornare a La Paz, ma non prima di una settimana.
Di sicuro non ci fermiano una settiamana a Sucre.
Passiamo all'ufficio dell'Interpol (addirittura!) e poi all'Ufficio Immigrazione per capire se e' possibile prendere un aereo senza documenti, e in Bolivia e' possibile.
Quindi abbiamo prenotato un volo Sucre-Santa Cruz per domani mattina, con la compagnia TAM (Transporte Aéreo Militar), e da Santa Cruz per La Paz, domenica.
E da La Paz, dove siamo gia' stati, prenderemo presumibilmente un bus che, passando per Potosi, dove siamo gia' stati, ci portera' ad Uyuni!

La morale di questa storia e': diffidate dei controllori!

Oltre il consolato italiano a Sucre, un ringraziamento speciale al Daniele con il passaporto, che si sta sbattendo sopra e sotto per la citta, tra interpol, polizia, consolato e il pub.

16 ottobre 2011

dal Puno a Sucre (Bolivia), passando per il Titicaca, La Paz e Potosi'

Allora, non so da dove inziare. Potremmo inziare col fatto che siamo appena arrivati a Sucre, quella che si dice essere la piu’ bella citta’ della Bolivia, ma per noi in questo momento ha un altro significato, ovvero che sismo scesi a quota 2.700 metri!
Ebbene si’, perche’ dopo quasi due settimane passate oscillando tra i 3.800 e i 4.100 metri, dove dopo quattro scalini hai il fiatone manco avessi corso una maratona, dopo una sigaretta non ne parliamo, ogni birra martella la testa come fossero due damigiane di vino e durante la notte ci svegliavamo quasi ogni ora..beh stavamo impazzendo!
Oppure potremmo iniziare col celebrare e festeggiare i primi tre mesi dall’inizio di questo viaggio..e che tre mesi!! J
Ma andiamo con ordine e torniamo a Puno, sulle sponde del lago Titicaca, dove ci eravamo lasciati. Da Puno, a bordo di una lancia, dopo una breve visita alle isole galleggianti di Uros ci siamo diretti sull’Isola di Amantani’ dove siamo rimasti due notti. Premessa: l’isola non ha elettricita’ ne’ acqua corrente, e i suoi abitanti vivono senza televisione e qualsiasi altro tipo di comfort occidentale in un regime di autarchia: coltivano e allevano quello di cui hanno bisogno per sostentarsi, ma a parte pochi soles al mese derivanti dal turismo non guadagnano soldi e pertanto non lasciano e non lasceranno mai l’isola. Il che fa riflettere e non poco.
La nostra permamenza e’ trascorsa veloce all’insegna delle celebrazioni per i quarant’anni dalla fondazione della scuola dell’isola, tra balli e canti dove i giovani studenti davano il meglio di loro indossando costumi di tutti i tipi e colori. E grazie a Ivan e Flavia, una coppia dell’isola che ci ha accudito preparandoci pranzi e cene neanche fossimo i loro figli, ci siamo sentiti davvero a casa.
Da Amantani’ siamo poi tornati a Puno, e dopo aver sbrigato le pratiche di immigrazione in un ufficio di frontiera a Yunguyo ci siamo fermati a dormire nella tranquilla e meno famosa Copacabana boliviana.
Con la Bolivia sono tornati gli urlatori nelle stazioni e i venditori ambulante sui bus che mancavano dai tempi dell’Ecuador, e soprattutto sono esplosi i costumi tradizionali quechua e aymara con le loro bombette nere e verdi, le maglie sbrilluccicanti e le gonne di infiniti disegni e tessuti. E con la Bolivia purtroppo e’ tornata anche molta poverta’.
Ci siamo fermati tre giorni a La Paz, che se da un punto di vista architettonico lascia il tempo che trova, ha un suo fascino derivante dal fatto che e’ stata edificata in mezzo alle Ande, e pertanto e’ composta da una citta’ nella vallata (La Paz, appunto) e una citta’ che si arrampica sulle montagne (El Alto). Abbiamo girato dei mercati molto particolari, come quello che vende i feti di lama (da sotterrare sotto le nuove abitazioni in segno di buona sorte) e quello degli stegoni (curatori che si appoggiano a medicine naturali non lontani dalla tradizione cinese), abbiamo visitato in un interessante museo sulla rivoluzione del 1952 che ha portato alla nazionalizzazione delle miniere, ma soprattutto siamo andati a vedere Bolivia-Colombia allo stadio (qualificazione per i mondiali di Brasile 2014). Inutile dire che la Colombia ha vinto..la nazionale boliviana e’ davvero scarsa! Quando il cuore non basta ;)
Infine da La Paz, dopo una notte trascorsa nell’anonima Oruro per spezzare un viaggio che altrimenti sarebbe stato troppo lungo, siamo arrivati a Potosi’ (la piu’ alta citta’ del mondo). L’esperienza piu’ significativa e’ stata la visita alle miniere che si estendono poco sopra la citta’. Abbiamo avuto modo di vedere un lavoro cosi’ lontano dal nostro immaginario e cosi’ comune qui in Bolivia. Abbiamo percorso chilometri di cunicoli, strisciando alle volte per passare da un livello all’altro della miniera, incontrando minatori che spingevano i pesanti carrelli píeni di minerali in un’aria calda e soffocante a causa della polvere e degli altri frammenti fossili spigionati dalle esplosioni di dinamite. Insomma un lavoro durissimo per un salario quasi inesistente, di cui pero’ i boliviani sono molto troppo orgogliosi. E oggi anche noi siamo davvero orgogliosi di loro.

5 ottobre 2011

Peru pics


Kuelap 1

Kuelap 2

Kuelap 3

Cascada del Gocta

traversata Yurimaguas-Iquitos: partenza dal porto di Yurimaguas

traversata Yurimaguas-Iquitos: tramonto sul Rio Marañon

traversata Yurimaguas-Iquitos: il carico merci

traversata Yurimaguas-Iquitos: il ponte VIP

traversata Yurimaguas-Iquitos: l'arrivo al porto di Iquitos

Belen: le piante galleggianti

Belen: il mercato del pesce

Belen: vista sul villaggio

Lima: il centro storico

Lima: Miraflores

Lima: il Barranco

Islas Ballestas: pellicani

Islas Ballestas: pinguini

Islas Ballestas: leoni marini

oasi di Huacachina

il deserto di Huacachina

Arequipa

Ande

vigogne

sulla rotta per il Colca

Valle del Colca 1

Valle del Colca 2
el mirador de los condores

condor 1

condor 2


Cusco 1

Cusco 2

Sacsayhuaman 1


Sacsayhuaman 2

Valle Sacra

Machu Picchu 1

Machu Picchu 2

4 ottobre 2011

da Lima a Puno, passando per: Paracas, Ica, Arequipa, Cuzco!

Dopo Lima, affollata capitale con circa 9 milioni di abitanti, con i suoi quartieri residenziali arroccati su scogliere a picco sull'oceano e periferie che si arrampicano sulle pendici delle montagne circostanti, ci siamo diretti a Paracas, piccolo villaggio di pescatori, poco piu di una lingua di sabbia circondata dal deserto.
Paracas e' stata la base per una escursione alle splendide Islas Ballestas, piccolo gruppo di isole conosciute come le Galapagos del Peru.
Alle Islas Ballestas abbiamo finalmente potuto osservare da vicino, anzi, da molto vicino, delfini, foche, leoni marini, pinguini e tanti, tantissimi uccelli!
Per darvi un'idea di quanti pennuti ci siano sulle isole, immaginate che alla fine dell'Ottocento Cile, Peru e Bolivia si sono scontrate in quella che e' conosciuta come "La guerra del guano", per garantirsi l'accesso a questa importante risorsa!
Da Paracas, viaggiando sulla compagnia superlusso Cruz del Sur, che fornisce copertina, cuscino, cena e colazione meglio che su un aereo, siamo arrivati ad Ica.
La citta di Ica e' abbastanza anonima, ma a pochi km di distanza si trova l'oasi di Huacachina, una vera oasi nel deserto in stile Sahara!
Abbiamo quindi preso parte ad una escursione nel deserto a bordo di una dune buggy, saltando letteralmente da una duna all'altra, diffidando un poco delle abilita' del nostro autista, ma divertendoci davvero un sacco!
Ma l'escursione nel deserto prevede anche un'altra attivita' non meno emozionante: il sandboard!
"Sciare" sulla sabbia e' stato fantastico, arrivare in cima a dune alte come colline e scendere giu e' una esperienza da non perdere!
Una controindicazione: la sabbia si infila e si attacca dappertutto, tra i capelli, nelle orecchie, diciamo proprio ovunque.
Ed e' difficile da lavare via, soprattutto se dopo il sandboard non ti fai una doccia, ma parti direttamente per Arequipa con l'autobus delle 20:30!
Dopo le consuete 12 ore di viaggio, arriviamo ad Arequipa, la seconda citta' del Peru', orgogliosa antagonista culturale di Lima, situata a quota 2.300 metri e circondata da tre vulcani con le cime innevate che offrono un paesaggio davvero spettacolare.
Arequipa e' conosciuta anche come "la ciudad blanca" perche' gran parte dei suoi edifici sono costruiti in sillar, una pietra bianca di origine vulcanica, e, se siete ineressati, sappiate che il sillar e' molto economico, un camion con 200 blocchi di pietra, consegna a domicilio, costa solo 600 soles (nemmeno 200 euro)!
Nonostante la convenienza, trascuriamo questo ingombrante souvenir e visitiamo la citta', le sue numerosissime chiese e piazze, l'imponente cattedrale, la discoteca e il ristorante di cucina tipica peruviana Ary Quipay!
Da Arequipa partiamo per una escursione di due giorni alla valle del Colca e al cañon del Colca.
La strada tortuosa che porta alla valle supera un valico andino a quota 4.800 metri e attraversa praterie popolate da vigogne (una specie di lama selvatico) e vette innevate, per poi "scendere" verso i 2.500 metri!
Paesaggi semplicemente fantastici!
Nella valle del Colca abbiamo visitato terrazzamenti di epoca inca, usati ancora oggi per le coltivazioni, e tombe di civilta' pre-inca scavate nelle montagne.
Il giorno seguente, alle 5:30 del mattino, siamo partiti per il cañon del Colca con un unico obiettivo: l'avvistamento dei condor!
Le premesse della guida, "il condor e' un animale selvatico", "siamo al cambio di stagione", "siamo fortunati se li incontriamo" ecc ecc ci faceva temere il peggio. Ma quando siamo arrivati alla Cruz del Condor, il nostro mirador a 3.300 metri con vista sul cañon, siamo rimasti senza parole!
Decine di condor volteggiavano nel cielo, e sfruttando le correnti scendevano giu' nel cañon e tornavano in cima, volando a pochi metri di distanza di fronte a noi o sopra le nostre teste!
L'incedibile posizione della Cruz, un osservatorio naturale su un lato del cañon, il vento, il precipizio di 1km sotto di noi, le vette innevate dall'altro lato del cañon, il fatto di trovarsi a volte piu in altro degli stessi condor, ti fa sentire tanto "libero" quanto i condor che stai osservando!
Soddisfatti del nostro tour (in pochi giorni abbiamo visto dai pinguini ai condor!), lasciamo Arequipa e con altre 12 ore di viaggio arriviamo a Cuzco!
"La citta' piu' turistica del mondo", la definisce la guida.
Ed in effetti i turisti non mancano. Ma Cuzco, oltre ad avere piu' agenzie turistiche che abitanti, ha una splendida Plaza de Armas, e' circondata dalle montagne (su una delle quali si trova una replica del Cristo di Rio), e le chiese non sono in numero cosi' inferiore rispetto alle agenzie turistiche!
Da Cuzco visitiamo prima le misteriose rovine di Sacsayuaman, poi la valle sacra e le citta' inca di Pisac e Ollantaytambo.
E poi?
E poi M-A-C-H-U P-I-C-C-H-U!
Sveglia alle 4:30, per arrivare al sito prima dell'alba, una camminata di un'ora, pendenza 110% o poco piu.
Si aprono i cancelli. Siamo i visitatori numero 7 e 8.
Alla faccia del sovraffollamento di Machu Picchu e dei 2.500 ingressi al giorno.
C'e' nebbia, moltissima nebbia, e riusciamo a vedere solo il sentiero su cui camminiamo. Arriviamo in cima ad una collina, guardiamo la mappa del sito archeologico cercando di capire dove ci troviamo e dove dobbiamo andare per avere la classica veduta da cartolina del sito archeologico.
Siamo li' perplessi, a "girare" la mappa per orientarla nel verso giusto, e sembra che siamo nel posto giusto, ma non vediamo a piu' di 5 metri.
Improvvisamente, come un sipario, la  nebbia si alza, e di fronte a noi compare Machu Picchu, nella classica veduta da cartolina del sito archeologico!
Il sito piu' famoso del Peru o del mondo, quello di cui sai gia tutto prima ancora di arrivarci, quello di cui conosci ogni angolazione, ogni prospettiva, quello che hai gia visto centinaia o migliaia di volte, quello di cui hai letto e ascoltato ogni cosa.
Si', proprio quello, e' come se lo vedessi per la prima volta.
Ed e' uno spettacolo che ti lascia senza parole e senza fiato, complice forse la carenza di ossigeno in quota!
Il tempo di riprenderci da questa visione, e partiamo per la scalata del Huayna Picchu.
Avete presente la montagna che si vede alle spalle del sito archeologico, nella veduta classica da cartolina, appunto?
Ci siamo arrivati in cima! Scalini, scalini, scalini, scalini, che sembravano non finire mai! Scavati nella roccia, fino ad arrivare sul tetto del Huayna Picchu! Di nuovo la nebbia, e dopo mezz'ora di attesa, di nuovo il sipario, e di nuovo una veduta mozzafiato del sito archeologico!
Uno spettacolo che non immaginavamo, una emozione incredibile, ed e' difficile smettere di guardare, di fotografare, di girarci attorno!
Solo il treno in partenza ci spinge ad andare via, ma con una sensazione di soddisfazione e di "completezza" davvero appagante!
Lasciamo anche Cuzco e ieri siamo arrivati nella fredda Puno, sulle sponde peruviane del Titicaca.
Da qui partiremo per una escursione nelle isole del lago e proseguiremo verso la Bolivia!