21 gennaio 2012

Fiordland National Park


Allora, ci eravamo lasciati quando i Danieli, oramai navigati hikers (o trampers, come li chiamano qui i kiwi neozelandesi) erano in procinto di intraprendere il trekking di quattro giorni all'interno del Fiordland National Park. Cosi' mentre gli stranieri ci chiedevano della nave affondata al Giglio (che non ci fara' piu' passare per gli italiani di Berlusconi e del bunga bunga, ma per quelli del comandante fifone..e per fortuna che non conoscono la storia di Vittorio Emanuele III), fuggivamo Te Anau e le loro insistenti domande per intraprendere i nostri 60 km di cammino piu' conosciuti col nome di Kepler Track. Provero' a riportare il resoconto di questa lunga camminata come farebbe Messner in uno dei suoi diari, che peraltro non ho mai letto. Faremo uno sforzo di immaginazione.
Giorno 1 – Luxmore Hut. Il cammino di oggi e' iniziato costeggiando per lungo tempo il lago Te Anau prima di immergerci in una foresta fitta di vegetazione. E' stato solo dopo alcune ore che siamo tornati allo scoperto per affrontare una di quelle salite che non si scordano facilmente. Non terminava davvero mai. L'arrivo all'hut e' stato pero' di grande conforto, una casona di legno appollaiata su una cima dominante tutte le vallate circostanti.
Ps: quando i Danieli, unici italiani nell'hut, entrano in cucina, tutti si fermano incuriositi a guardare di che prelibatezze si delizieranno a cena. Quando poi ci vedono tirare fuori dalla busta scatolette di tonno e di fagioli, si girano dall'altra parte con aria abbastanza schifata.
Giorno 2 – Iris Burn Hut. Che giornata intensa. Ma grazie a Dio siamo ancora vivi. Tutto e' iniziato con una notte di quelle dove non si dorme molto, in una camerata di letti a castello da cinquanta persone che faceva molto naja, con concerti di baritoni e soprani russatori di ogni eta' sesso e religione. Poi le previsioni del tempo diramate ad alta voce dal ranger Pat. Buono al mattino. Pioggia e vento nel pomeriggio. Piu' tardi ci saremmo chiesti se Pat avesse studiato nella stessa scuola del colonnello Giuliacci. Infatti da li' a un'oretta, proprio quando eravamo sul crinale di una montagna con centinaia di metri di strapiombo da una parte e dall'altra, e' scoppiato il finimondo. Una pioggia torrenziale unita ad un vento che faceva letteralmente volare le persone si sono abbattuti su di noi. Alcuni sono tornati indietro, anche perche' avevano riportato ferite dopo essere stati violentemente sbattuti per terra dal furore del dio Eolo, altri, tra cui noi, hanno proseguito in condizioni davvero precarie e non senza una buona dose di paura fino a raggiungere dopo diverse ore di cammino lungo la cresta delle montagne il secondo hut. A quel punto, era il primo pomeriggio, e' chiaramente uscito il sole, e il rifugio sembrava un vascio napoletano con tutti quei vestiti appesi al vento nel tentativo (vano) che si asciugassero dopo le secchiate d'acqua che avevano preso. Sentiti ringraziamenti, ranger Pat.
Ps: iniziano a scarseggiare le vettovaglie che abbiamo portato, forse troppo contate per risparmiarci un po' di peso sulle spalle. Ma, cosa piu' preoccupante, le due bottiglie di rum jamaicano sono quasi finite.
Giorno 3 – Moturau Hut. Oggi e' stata una tranquilla e soleggiata camminata, guadando fiumiciattoli in un bosco di felci. Tornato il buon umore di quando il peggio e' oramai alle spalle, si scherzava l'un l'altro con frasi del tipo “vuoi che di tiro una secchiata d'acqua addosso? Tanto per rendere il tutto un po' piu' elettrizzante”. Siamo arrivati all'hut, una graziosa costruzione proprio davanti ad una spiaggia sul lago Manapouri, e per la prima volta le gambe non dolevano molto. Il pomeriggio e' trascorso abbastanza velocemente, scambiando chiacchiere con i superstiti di questa tre giorni, in particolare il gruppone di super attrezzati alpinisti australiani over 60, ed una simpatica coppia di ragazzi di Portland con l'unico neo di non aver mai letto Chuck Palahniuk e il suo grande Portland Souvenir. La sera abbiamo provato ad ammirare le striate sfumature del tramonto sul lago, prima di rimanere avvolti in una vera a propria nube di zanzare..al quel punto siamo rientrati dentro, e sembravamo piu' che altro dei donatori dell'Avis.
Ps: ho praticamente finito di leggere la Versione di Barney..e' incredibile come un tizio di nome Mordecai (gesto della radiolina alla Luca Toni) abbia scritto un librone del genere.
Giorno 4 – Te Anau. La mezza giornata odierna di trekking e' stata molto rilassante, costeggiando il lago e proseguendo attraverso un odoroso bosco di faggi. Il tutto condito da un caldo sole alto nel cielo. Chiaramente l'ultimo ranger, con un nome impronunciabile, aveva previsto pioggia battente per la mattinata, ma come dicono tutti qui “il meteo e' imprevedibile in Nuova Zelanda”..che significa poi lo sanno solo loro. Una volta in citta', ci siamo imbucati clandestinamente nell'ostello YHA dove avevamo dormito prima di partire, aggirandoci con fare losco tra i corridoi in cerca di una doccia calda e di una lavatrice. Da bravi maneggioni abbiamo fatto tutto senza dare nell'occhio, e ora ripartiamo come nuovi alla volta di Queenstown.
Ps: Altissima, levissima, purissima.
E questo e' quanto. Dopo una sosta di due giorni nella terremotata Christchurch voleremo su Sydney. Vi scriviamo presto dalla terra dei canguri!

2 commenti:

  1. accidenti, abbiamo perso l'occasione per mostrare il miglior volto italico, potevamo partire dal caro vecchio nostalgico "italiani del bunga bunga", transitare a "quelli della nave del giglio e del capitano fifone" (leone il cane fifone avrebbe fatto di meglio) fino ad approdare alla grande a quelli che da due scatolette di tonno e fagioli ti preparano il ricevimento nuziale stupendo tutto il Luxmore Hut, cuochi compresi!! comunque il solo procedere tra mille difficoltà e anche contro il volere del dio Eolo vi fa onore!! visto che di poeti e di navigatori scarseggiamo in esempi almeno la figura del trampers è salvaguardata! BRAVI!!
    a che punto sono le foto new zealand?? mi raccomando...non siate timidi!!
    ciaoo

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  2. Dani, ricordo quando in un qualche weekend europeo guardando la copertina de "la versione di Barney" che avevo sul comodino mi dicesti: "ma questo si chiama Mordecai?" :). Un abbraccio ai Danielinviaggio. Giambo

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